Federico Peri mette a nudo i materiali

24 Marzo 2021

Federico Peri

Il designer ama sperimentare con i materiali nel rispetto del loro valore funzionale e della loro estetica.

Nell’anno in cui il palcoscenico milanese del Salone del Mobile è venuto meno, la ribalta è tutta per lui, perché se c’è un designer che è riuscito a farsi notare con eleganza e determinazione è proprio Federico Peri. Silenziosamente ha costruito negli ultimi anni una rete di collaborazioni solide con aziende di spessore a lui affini per la concretezza, la visione estetica e la cultura della ricerca sui materiali. Parallelamente Peri ha continuato a dedicarsi al suo lavoro di progettazione di interni ma se negli interni è portato ad assecondare la personalità di chi li abiterà, è nel design che può restare fedele a se stesso ed esprimersi al 100%.

Come è nata la lampada Fontanella?

Fontanella è nata in modo non casuale ma sicuramente spontaneo. Stavo riordinando dei campioni nella libreria dei materiali dello studio e ho trovato un campione di colore di vetro, una sorta di bicchiere e nello stesso momento ho trovato anche cilindro di ottone. Li ho messi insieme e ho notato che stavano bene, da qui ho cominciato a lavorarci e fare degli schizzi e mi è sembrato subito di vederci uno zampillo d’acqua. Il nome Fontanella è dovuto proprio a questa immagine e poiché si trattava di un lavoro per FontanaArte mi è sembrato ancora più attinente.

Lampada Fontanella di FontanaArte

Uno dei tuoi ultimi progetti per Baxter è l’applique Button, come è nata la collaborazione con l’azienda e in particolare questo progetto?

La collaborazione con Baxter è nata nel 2017 quando hanno notato alcuni miei lavori in occasione di un evento organizzato da Elle Decor. Dopo questo incontro abbiamo iniziato a collaborare e mi sono trovato molto bene perché Baxter è una realtà che fa una continua ricerca sui materiali e si mette in discussione. È un’azienda ma si comporta anche come una galleria, cosa che apprezzo perché ho nel mio DNA proprio l’esperienza della galleria Nilufar di Milano. Un altro aspetto che apprezzo di Baxter è l’utilizzo dei materiali: è un’azienda votata all’uso della pelle, un materiale che amo molto perché nel tempo si mostra per quello che è e diventa ancora più bello. Button è nata dal desiderio di creare qualcosa di semplice dal punto di vista formale ma che avesse alle spalle una ricerca sui materiali: l’ottone è bello ma anche funzionale per contenere la fonte luminosa e il vetro rigato crea delle sfumature di luce differenti a seconda del punto di vista.

Lampada Button di Baxter

La collezione Incisioni per Purho è composta da vari elementi accomunati da un tratto distintivo: le scanalature, che raccontano la lavorazione artigianale di questi vetri. Quanto partecipi al processo produttivo in casi come questo?

Nei progetti con il vetro, in particolare, l’ideazione procede di pari passo con la realizzazione, e rispetto ad altri materiali il vetro ti permette di far lavorare di più l’istinto. La collezione, rispetto a come l’avevo pensata in origine è cambiata molto in corso d’opera e partecipare al processo produttivo mi ha fatto capire quanto sia importante il lavoro dell’incisore – oltre quello del soffiatore, di cui si parla forse di più. È un lavoro che richiede la massima attenzione perché il minimo errore può farti buttare via tutto il lavoro. Quindi, per rispondere alla domanda, in questo caso la partecipazione al processo produttivo è stata costante.

Vasi Linae di Puro

Nella tua produzione si osserva una certa varietà di materiali e la combinazione di materiali diversi e anche di “temperatura” diversa come il marmo e il cuoio ad esempio. Da cosa parti nella scelta dei materiali e degli abbinamenti tra materiali?

La contaminazione dei materiali è un tema che ho sempre apprezzato, anche nell’interior design. L’unica regola che cerco di seguire è preferire materiali che siano autentici ed evitare materiali sintetici che simulano la realtà. Negli abbinamenti mi piace il contrasto tra le diverse consistenze, quella più rigida e quella più malleabile, e poi dipende sempre dal progetto. Ad esempio nel 2017 ho progettato per FontanaArte la lampada da terra e applique Galerie in cui la base era in marmo per garantire un baricentro basso e una certa stabilità, il fusto è in metallo per la rigidità e la tenuta termica, il vetro per diffondere la luce e anche come riferimento storico a FontanaArte e poi il manico in cuoio per poter reggere la lanterna e avere un ruolo nell’interazione tattile con l’oggetto.

Lampada Galerie di FontanaArte

Ho poi scoperto che era la prima volta che FontanaArte metteva in produzione una lampada fatta in quattro materiali diversi. Anche in quel caso, comunque, la scelta dei materiali era legata sia a un criterio estetico che alla funzione.

Nell’illuminazione si sta sperimentando molto con le lampade ricaricabili, ci aiuti a capire quali sono le possibilità di utilizzo di questo tipo di luce?

Inizialmente anche io mi sono posto delle domande sul reale utilizzo delle lampade ricaricabili. L’idea di portare la lampada in giro è utile, ad esempio per essere indipendenti dai punti elettrici e quindi avere la massima flessibilità e poi anche per collegare interno ed esterno. Le lampade ricaricabili possono essere portate fuori, dove spesso l’illuminazione non è ben studiata, è troppo scarsa oppure troppo forte e quindi poterla integrare è una possibilità interessante. Dal punto di vista del design questo tipo di lampada ha ancora però due vincoli: quello della dimensione – per essere portabile non può superare una certa misura – e quello della batteria che al momento occupa comunque un certo spazio ma che sicuramente nei prossimi anni vedremo ridursi.

Baxter Belt
Baxter Button
Baxter Rail
Baxter T Chair
FontanaArte Galerie
FontanaArte Fontanella
Baxter Marilyn
Purho Linae

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