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Vai allo shop15 Novembre 2022
Tributo formale al movimento, le cassettiere di Kuramata offrono contenimento con stile
Il tema del contenimento, del moltiplicare lo spazio in cui conservare le cose, è un tema che non conosce declino. Si tratta di una necessità che ricorre in ogni ambiente della casa ed è radicata nel desiderio di avere tutto in ordine facilmente, dare agli oggetti una collocazione in cui siano protetti e al sicuro.
La cassettiera è un arredo funzionale, si potrebbe dire indispensabile. E conserva un fascino discreto se è vero che, come si dice, anche i sogni si conservano nei cassetti. Proprio la dimensione onirica di questo prezioso complemento è il tema ricorrente delle creazioni surreali e dal forte impatto visivo del designer giapponese Shirō Kuramata. Kuramata si affranca dal minimalismo razionale tipico della sua cultura progettuale di appartenenza, per abbracciare un’estetica sperimentale, affine all’arte plastica, senza dimenticare il ruolo funzionale a cui sono chiamate le sue creazioni. Questo progettare l’equilibrio tra funzionalità e sperimentazione formale si legge, in particolare, nelle due cassettiere disegnate da Kuramata e messe in produzione da Cappellini: Revolving e Side sono un tributo visivo al movimento e si collocano nell’ambiente quasi come sculture.
Revolving: la cassettiera destrutturata in rosso lucido
Nel 1970 Kuramata porta scompiglio nell’immagine del design giapponese nel mondo disegnando la cassettiera Revolving, prodotta da Cappellini. 20 cassetti si susseguono dal basso verso l’alto ruotando intorno a una colonna centrale. La cassettiera, caratterizzata dal rosso vivo e lucido del materiale plastico con cui è prodotta, può assumere diverse configurazioni. I cassetti possono essere tutti chiusi e quindi risultare in una colonna dritta e ordinata, oppure possono essere aperti per creare un gioco decorativo dinamico e vivace. È un invito a utilizzare l’elemento di arredo non solo per la sua funzione ma anche per il suo impatto scenografico. L’interazione tra utente ed oggetto è qui fortemente suggerita: quasi come se il designer volesse coinvolgere l’utente nel processo creativo, affidandogli le configurazioni finali che il suo progetto può assumere. La scelta del colore è un ulteriore elemento distintivo: Revolving esiste solo nel rosso intenso scelto per il progetto originario e impone una scelta cromatica non indifferente che pure fa parte del patto tra progettista e utente di cui si parlava prima. Infine, negli angoli smussati e nell’essenzialità delle linee, si legge la matrice giapponese della formazione di Kuramata che rende la cassettiera Revolving, elegante e sperimentale allo stesso tempo.
Side: un’onda morbida verso l’alto
Nel 1970 Shirō Kuramata disegna anche un’altra sorprendente cassettiera, anch’essa prodotta da Cappellini. Si tratta di Side, e in modo diverso, offre un ulteriore tributo al movimento, evocando nella forma un’onda che si sviluppa verso l’alto. Anche in questo caso, infatti, l’altezza è la dimensione dominante e la cassettiera appare slanciata ed elegante. La forma è dunque il focus di questo progetto, che non a caso Kuramata aveva chiamato “Mobile di forme irregolari” e l’aspetto sorprendente è che Kuramata riesce a trasformare una cassettiera, arredo statico per eccellenza, in una sorta di corpo danzante che trasmette a chi lo osserva un istinto a muoversi. Anche in questo progetto tornano le linee essenziali, questa volta declinate nell’abbinamento cromatico neutro di nero per la struttura e bianco per i cassetti. L’effetto decorativo è dato tutto dalla trovata grafica del profilo curvo, semplice ma di grande impatto. Anche con Side, Kuramata mette in discussione i canoni progettuali della cultura giapponese di cui conserva il fondamento di funzionalità e minimalismo ma allo stesso tempo si concede un’incursione nella dimensione estetica postmoderna, che lascerà il segno. Offrendo l’opportunità di risolvere la necessità del contenimento in modo efficace senza dimenticare il desiderio di stupire e di rendere l’arredo protagonista delle dinamiche domestiche.
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