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Vai allo shop28 Aprile 2022
L’azienda si avvicina ai cento anni di storia dando vita a un archivio storico di grande prestigio
Nel 1881 nasceva a Milano la Luigi Fontana & C. per la lavorazione di cristalli, vetri e specchi. Questa azienda, nel 1906 partecipava alla Fiera Internazionale di Milano per poi essere acquisita nel 1910 dalla Saint Gobin. Nel frattempo la radice artigianale iniziava a germogliare, a trasformarsi e nel 1931 Gio Ponti ne assumeva la direzione artistica. È sua l’iniziativa di trasformare il nome della ditta in FontanaArte, creando il marchio che oggi tutti conosciamo, aggiungendo la parola “arte” che racchiude la sua intenzione di valorizzare la matrice creativa e progettuale delle collezioni a venire. È il 1932 anno in cui quindi, nasce ufficialmente FontanaArte di cui quest’anno si celebra il novantesimo anniversario. Per l’occasione, nei giorni della settimana del design milanese, dal 6 al 12 giugno, sarà presentato al pubblico l’archivio storico dell’azienda e nello stesso tempo, fino al 31 luglio, il museo Le stanze del vetro di Venezia ospiterà la mostra FontanaArte. Vivere nel vetro a cura di Christian Larsen.
La storia di FontanaArte merita del resto di essere approfondita, perché si interseca con il percorso professionale di alcuni tra i più grandi maestri del design del ‘900 che nel corso degli anni ne hanno segnato la direzione. Il già citato Gio Ponti, nel 1932, oltre ad assumere la direzione artistica e a dare il nome all’azienda, progetta la lampada Bilia e il tavolino “1932” due icone che ancora oggi sono di grande attualità. Nello stesso anno il vaso “Cartoccio” è disegnato da Pietro Chiesa, un altro grande maestro che nel 1933 diventa direttore creativo e disegna Luminator, lampada da terra a emissione indiretta che ha fatto scuola.
Gli succede, nel 1954 Max Ingrad, che firma l’iconica lampada da tavolo Fontana. Classica nella forma ma certamente innovativa nelle funzioni, presenta un’accensione multipla: sia la base che il paralume, contengono una o più fonti luminose ed è tutta realizzata in vetro soffiato. Nel 1972 Ben Swildens disegna la celebre lampada Uovo.
Vetro e tecnologia continuano ad essere i due elementi ricorrenti e distintivi delle collezioni dell’azienda in cui lascia il segno anche una donna: nel 1979 la direzione artistica è affidata a Gae Aulenti che firma nel 1980 l’iconico Tavolo con ruote e la lampada Parola, a quattro mani con Piero Castiglioni.
Gli anni ’90 segnano l’apertura dell’azienda verso nuovi materiali e processi produttivi coinvolgendo designer di respiro internazionale e nel 1998 riceve il Compasso d’oro per la creatività. Sigeru Ban, Paola Navone, Oscar e Gabriele Buratti e Stefano Boeri accompagnano FontanaArte nel primo ventennio degli anni 2000. Nel frattempo i progetti storici dell’azienda si affermano sempre di più come delle vere e proprie icone senza tempo; nel 2020, ad esempio, le lampade Re e Regina, progettate nel 1968 da Bobo Piccoli vengono rieditate assumendo lo spessore di vere e proprie sculture di luce.
Arriviamo così al 2021: Francesco Librizzi, attuale direttore creativo firma la lampada da terra ad arco Alicanto (in copertina) caratterizzata da un design innovativo eppure coerente con la storia formale dell’azienda.
Lui stesso commenta così il novantesimo anniversario: “Gli arredi e le lampade di FontanaArte, hanno contribuito a creare uno scenario domestico straordinario. Portando l’arte tra le mura di casa e affidando al vetro la possibilità di personificare la luce, la trasparenza e il riflesso, le nostre lampade influenzano tutto ciò che gli sta intorno”.
Tra gli ultimissimi progetti presentati Matrix, dello studio olandese OS ∆ OOS fondato da Oskar Peet e Sophie Mensen, rappresenta un deciso scatto verso un’estetica futura e tutta nuova: il globo di luce, inserito in una struttura di metallo reticolare emette una luce morbida e diffusa. Perché anche in questo nuovo approccio formale, resta viva la vocazione originaria di conciliare arte e illuminazione per rendere speciale il contesto abitativo.