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Vai allo shop6 Novembre 2024
L’inaspettata storia degli iconici orologi da parete rimessi in produzione 25 anni fa da Vitra che oggi lancia un’edizione limitata per celebrarne l’anniversario.
È il 1947 quando al designer americano George Nelson, design director di Hermann Miller, viene chiesto di pensare e disegnare una serie di orologi da parete. Ragionando su questo strumento, a cui dare una rapida occhiata per conoscere l’ora e allo stesso tempo sfruttare come elemento d’arredo e decoro della parete Nelson giunge a una conclusione determinante. La prima è che le persone leggevano l’ora a partire dalla posizione delle lancette piuttosto che dai numeri, dunque superflui. La seconda è che, in realtà, tutti indossavano un orologio da polso quindi l’orologio da parete aveva una funzione decorativa più che indicativa.
Questi due assunti sono il punto di partenza per la collezione di 14 orologi lanciata nel 1949, tutti diversi ma, appunto, accomunati dall’assenza dei numeri e caratterizzati da materiali e forme diversi. Il design, più che la tecnologia, è ciò che definisce la loro identità ma proprio la storia della genesi di questo design risulta incerta quanto ironica, come lo stesso Nelson ha raccontato.
A proposito del Ball Clock, uno dei modelli più iconici della collezione, in un’intervista del 1981 Nelson rivelò candidamente di non essere certo della paternità reale del suo progetto. “La sera in cui sviluppammo il Ball Clock – racconta – fu tra le più divertenti. Venne in visita [Isamu] Noguchi e fece un salto anche Bucky Fuller. Vide che stavamo lavorando agli orologi e iniziò a fare degli schizzi. Tutti provavano, ignorandosi l’un l’altro e producendo schizzi a un certo punto ce ne andammo, all’improvviso ci sentivamo tutti stanchi e avevamo bevuto un po’ troppo. Il mattino successivo tornai e c’era questo rotolo [di carta da disegno], Irving e io lo abbiamo guardato e, da qualche parte su di esso, c’era un Ball Clock. Ad oggi non so ancora chi l’ha inventato. So di non essere stato io. Potrebbe essere stato Irving, ma lui non lo riteneva… Abbiamo pensato entrambi che probabilmente era stato Isamu, perché era uno specialista nel creare due stupidaggini e ricavarne qualcosa di straordinario combinandole… potrebbe essere stata una collaborazione. Ad ogni modo, non lo abbiamo mai capito. Creammo, dunque, il Ball Clock che, nella sua futilità, è stato forse il pezzo più venduto di sempre”.
Una testimonianza dell’affinità progettuale che Nelson aveva alimentato all’interno del suo studio, Nelson Associates, chiamando a sé una serie di menti brillanti e libere come Irving Harper, George Mulhauser (designer della Coconut Chair), Robert Brownjohn (designer del set del film di James Bond Goldfinger), Don Chadwick e l’istrionico Isamu Noguchi.
Al nucleo iniziale di 14 orologi sono succeduti molti altri, fino a un centinaio di modelli. Vitra nel 1999 ha iniziato un prezioso percorso di riedizione e nel 2024 per celebrare i 35 anni lancia un’edizione limitata del Ball Clock in quattro colori: Down, Sunrise, Sunset e Dusk che nel nome e nelle cromie evocano diversi stati d’animo e diversi momenti della giornata. Conservandone il potere decorativo, la presenza scultorea e l’animo ironico di quella sera in cui Nelson e i suoi associati, inventarono questo e altri orologi da parete.