Guillaume Delvigne: l’eleganza è una questione di equilibrio

13 Aprile 2023

Delvigne_Portrait_BaptisteHeller

Il designer francese racconta come trasforma l’ispirazione creativa in progetto, senza fronzoli ma con carattere

Nato nel 1979 a Saint Nazaire, nella Francia occidentale, Guillaume Delvigne ha studiato alla Scuola di Design Nantes Atlantique per poi proseguire al Politecnico di Milano e iniziare la professione al fianco di George J. Sowden, uno dei fondatori del gruppo Memphis. Con una formazione in equilibrio tra Francia e Italia, nel 2005 apre il suo studio a Parigi indirizzando il suo lavoro sia verso la ricerca formale che verso il design industriale. Tra i suoi progetti più iconici ci sono senz’altro la collezione Litho per Pierre Frey e la lampada Aerostat per Fabbian, accanto alle sue collaborazioni con aziende come Hermès, Givenchy, Cristal de Sèvres, Ligne Roset,e Karakter Copehagen, solo per citarne alcune.

Sei nato a Saint Nazaire in una zona delle Francia che ha una forte personalità: che rapporto hai con le tue radici e con le atmosfere dei luoghi in cui sei cresciuto?

Saint Nazaire è una città piuttosto industriale che è stata ricostruita dopo la guerra e conserva l’atmosfera di quel periodo. La presenza della guerra si sente ancora perché c’è una grande base militare sottomarina che non è mai stata smantellata. Quando ero giovane questo tema era un po’ un tabù e anche le architetture dei cantieri navali erano considerati qualcosa di negativo. Ma per me era normale e crescendo mi sono reso conto che avere queste architetture intorno mi aveva fatto nascere dentro una sorta di poetica dell’industria e oggi riesco a vedere qualcosa di bello in tutte queste strutture di ferro. E lo stesso vale per la città di Nantes in cui ho studiato all’università che era un po’ fuori dal centro città, ancora oggi vivo a Montreuil una città di operai con un passato industriale e questo mi piace.

Cos’è per te l’eleganza?

È un po’ difficile da definire ma per me è una questione di equilibrio, di una certa leggerezza, non avere troppi dettagli e forme complicate. Una semplicità che non sia povera ma che racconti qualcosa, con un’anima. Allo stesso tempo cerco sempre di non essere troppo asciutto, spesso è facile fare cose molto minimalistiche ma non è altrettanto facile ottenere un oggetto interessante.

Sgabello Ronco di Karakter

Cosa ti ha fatto pensare alle forme che caratterizzano la collezione Litho per Pierre Frey?

L’azienda mi ha chiamato dopo aver visto un lavoro che avevo fatto per una galleria con cui collaboro da anni che mi concede la libertà di creare progetti fuori dalle logiche del mercato e del marketing, ho spazio per creare “ciò che ho nella pancia”. E dopo qualche anno di collaborazione ho iniziato ad avere un linguaggio organico e geometrico allo stesso tempo, anche se può sembrare una contraddizione. Non è una forma libera che mi viene a mano ma è frutto di un lungo studio. C’è sempre una generosità delle forme, molto rotonde ma con una linea definita. Una sensualità con un’anima di simmetria. Avevo fatto dei piccoli tavoli e sgabelli in marmo e bronzo, quasi sculture, e Pierre Frey mi ha chiesto di usare questo linguaggio per un divano. Il tessile è molto diverso dalla lavorazione del marmo o del bronzo ma l’azienda mi ha rassicurato di avere degli artigiani in grado di farlo. Così sono andato avanti senza preoccuparmi di come sarebbe stato realizzato. E all’azienda è piaciuto. Sono molto contento perché fino ad allora avevo considerato il lavoro con le gallerie più libero e quello con le aziende più serio e attento agli aspetti produttivi.

litho by pierre frey
Collezione Litho di Pierre Frey

Ci racconti come è nata, invece, la lampada Aerostat per Fabbian?

Questo progetto ha una storia diversa dalla maggior parte dei progetti, di solito le aziende mi danno un brief invece in questo caso è successo un po’ il contrario. Partecipavo a un evento al Salone del Mobile dal nome Nouvelle Vague che riuniva una serie di designer francesi. E avevo portato il prototipo della lampada Aerostat: Fabbian l’ha scoperta e siamo andati avanti nel progetto cambiando solo pochi dettagli. Avevo lavorato in precedenza con un soffiatore del vetro su progetti più liberi e avevo voglia di andare avanti sul tema della leggerezza, della luce che non tocca il suolo. E poi mi è venuta questa idea di gabbia molto semplice che la rende molto diversa quando è accesa. Volevo creare anche un contrasto e marcare il fatto che il vetro è un po’ prigioniero nella gabbia e poi cerca di uscire e trova il suo spazio. Per la forma ho provato soluzioni diverse perché non volevo usare la strada più semplice e optare per la sfera. Infatti la parte in vetro ha una forma particolare, un po’ strana, ma è ciò che le conferisce personalità. E in questo si vede l’importanza di individuare un disegno particolare per dare un’anima all’oggetto, è difficile dire il perché, non c’è una ragione funzionale. È facile rispondere alla funzione ma poi hai uno spazio enorme per dare la tua personalità.

aerostat by fabbian
Lampada Aerostat di Fabbian

Sembra che tu abbia trovato l’equilibrio tra l’espressione libera della tua creatività e ciò di cui abbiano bisogno le aziende.

È la cosa più importante del mio mestiere e l’ho imparata all’inizio del mio lavoro con George Sowden a Milano. Lui lavorava con Olivetti in un contesto molto industriale ma allo stesso tempo faceva parte dello studio Memphis, due aspetti molto complementari più che contraddittori. All’epoca anche io ho iniziato a desiderare di avere un piede nell’industria e uno nella ricerca.

Honey Frandsten
Lampada Honey di Frandsen

Il tuo approccio alla progettazione è metodico oppure segue l’ispirazione del momento?

In questo tipo di mestiere non c’è limite. Anche quando sei seduto a un caffè nel fine settimana stai lavorando senza saperlo. Ovunque tu ti trovi il tuo occhio può notare un dettaglio. Mi capita di svegliarmi la notte con un’idea e fare uno schizzo. Mi succede molto in metropolitana in cui non sono distratto dalle email e riesco a concentrarmi e ad essere effettivo. La mia testa si trova sempre a lavorare, senza saperlo.

Lampada Galon di ENOstudio

In che modo sarai presente a Milano?

Sarò sicuramente da Pierre Frey a presentare la collezione Litho perché ha avuto un ottimo riscontro sia tra gli addetti ai lavori che con il pubblico. Stiamo lavorando a una sedia della stessa collezione e forse riusciremo a presentarla in questa occasione. E sarò anche da Berluti per presentare la loro linea di arredo con una mia poltrona in cuoio che è il loro materiale di vocazione.

Lampada Aerostat di Fabbian

I ritratti di Guillaume Delvigne sono di Baptiste Heller

Fabbian Aerostat
Fabbian Aerostat
Pierre Frey Litho
Pierre Frey Litho
ENOstudio Galon Lampada
ENOstudio Galon Lampada

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