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Vai allo shop11 Novembre 2022
Da celebrare con un libro in cui si racconta, dagli esordi nella moda ai consigli per i giovani designer
“Realizzare questo libro è stato catartico, non avevo mai avuto la possibilità di guardarmi indietro. Mi ha insegnato ad apprezzare il percorso che ho fatto, a riviverlo e a capirlo meglio. Anche perché nei primi anni del brand mi occupavo di tutto da solo e quindi ero praticamente l’unico a poter ricostruire quel periodo”. In questo racconto di Lee Broom è racchiusa tutta la determinazione che in quindici anni lo ha portato ad affermarsi come designer di successo votato al lusso. Il libro di cui parla è “Lee Broom. Fashioning design” edito da Rizzoli International e scritto dalla giornalista britannica Becky Sunshine. In uscita il 15 novembre, il volume è un racconto per immagini e parole del sorprendente percorso artistico di Lee Broom. Contiene anche un intervento di Vivienne Westwood: nel suo atelier, Lee Broom diciassettenne muoveva i primi passi in quello che immaginava sarebbe diventato il suo lavoro di fashion designer. Dopo un anno, alla ricerca di una formazione professionale da stilista si iscrive alla Central St Martin concludendo il suo percorso di studi pronto per lanciare la sua carriera in quel settore. “Poi ho iniziato a svolgere qualche lavoro extra come interior designer, andando in giro tra i ristoranti a proporre piccoli interventi ad esempio sulle tappezzerie”. E creando intorno a sé una rete di artigiani le cui preziose competenze stavano andando in declino. Quel “lavoro extra” è stato il seme da cui è germogliato negli anni successivi il suo talento per arredi e illuminazione di lusso, anni in cui ha voluto e saputo valorizzare proprio quegli artigiani, prendendoli per mano e coinvolgendoli nei suoi progetti in cui la manifattura è espressione di una nuova visione dell’esclusività.
Come si rinnova, oggi, il concetto di lusso?
L’idea che il lusso abbia a che fare con l’avere finiture costose e tirate a lucido è del tutto superata oggi. Credo che l’artigianato sia una parte importante e per i miei clienti che ricercano il lusso credo che l’aspetto fondamentale sia l’unicità. Qualcosa di fatto davvero su misura per loro. Quindi anche l’idea di comprare un prodotto di lusso di un designer non è più sufficiente. Deve avere qualcosa di unico e specifico per loro. Ecco perché le limited editions stanno diventando sempre più popolari.
Credi che lo stesso succeda anche nella moda, mondo che conosci particolarmente bene?
In un certo senso si, le collezioni sono ampie in termini di modelli ma ridotte nel numero dei capi prodotti. Quindi anche nei negozi di Dior, ad esempio, trovi solo pochi pezzi di un certo modello. E il fatto di indossare un capo che altri non indosseranno è un incentivo ad acquistarlo. E questo è lo stesso con l’arredo o l’illuminazione: quando qualcuno viene a casa tua non vuoi che ritrovi le stesse cose nel ristorante sotto casa.
Come sta cambiando il rapporto tra fashion design e furniture design?
C’è sempre stato qualcosa del genere perché molte case di moda hanno avuto già in passato delle collezioni per la casa come parte del loro brand. Così come sta diventando più popolare tra i designer di qualsiasi disciplina l’idea di poter esplorare liberamente altri ambiti creativi. È un fenomeno anche più accettato oggi. Quando ho cominciato le persone sentivano di più l’esigenza di inserirti in una categoria mentre adesso è meno importante.
C’è un consiglio che daresti a un giovane designer?
Quello che consiglio sempre ai giovani designer è di avere un proprio punto di vista, di fare qualcosa di diverso dagli altri. Cosa che spesso è difficile perché si tende a osservare il modo in cui funziona il panorama del design, per capire ciò che piace e ciò che è famoso per cercare di entrare in quel panorama ed essere accettato. La verità è che questo non funziona: è necessario fare qualcosa di diverso e continuare a portare avanti il tuo messaggio più forte che puoi e convincere le persone che fare o possedere qualcosa di diverso è più importante che far parte della tribù.
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