A tutto colore con Raw Edges

10 Febbraio 2022

Il gioco e il colore sono solo la punta dell’iceberg: Yael e Shay, fondatori dello studio Raw Edges, portano con sé una profonda ricerca sui materiali e la volontà di metterli a nudo attraverso il bagaglio di  competenze progettuali che hanno nutrito nei loro studi. Si sono conosciuti a Gesuralemme per poi spostarsi a Londra dove si sono laureati al Royal College of Art e hanno fondato lo studio nel 2007. Established&Sons, Cappellini, Vitra e Gan sono alcune delle aziende con cui collaborano e per le quali hanno dato vita a collezioni in cui l’estetica giocosa si abbina a soluzioni funzionali e dettagli artigianali ricercati, in una sintesi perfetta del loro approccio al progetto.

Perché avete scelto di lavorare insieme e cosa significa progettare in coppia?

Nel 2007, quando abbiamo iniziato a lavorare insieme sotto il nome Raw-Edges, eravamo già una coppia da alcuni anni e non avevamo mai pensato di lavorare insieme… tutto è iniziato quando ci siamo uniti a un team di progettazione in Cina. Ci siamo resi conto di condividere una visione simile e abbiamo pensato che sarebbe stato interessante unire la nostra creatività… Appena tornati a Londra abbiamo presentato i nostri primi due progetti durante il London Design Festival 2007, Stack and Volume. Da allora Stack è in produzione con Established & Sons, e Volume con Cappellini, entrambi sono nella collezione permanente del MoMA e in un certo senso questi due progetti definiscono il nostro approccio giocoso, sperimentale e allo stesso tempo commerciale al design che abbiamo conservato da allora.

Qual è l’intenzione alla base del nome “Raw Edges”?

Mentre stavamo lavorando a quel progetto in Cina prima di mettere insieme lo studio, entrambi abbiamo continuato a usare il termine “Raw-Edges” per descrivere il modo in cui volevamo che i bordi dei materiali non fossero trattati. Abbiamo avuto la sensazione che questo senso di crudezza possa preservare una certa freschezza e il desiderio che il materiale rimanga fedele a se stesso e sia visibile. Ed ecco che nel descrivere una caratteristica fisica esprimiamo anche la nostra visione progettuale. Ad esempio, quando abbiamo disegnato la collezione Herringbone per Vitra, per noi era molto importante che il modo in cui vengono applicati gli strati colorati celebrasse la bellezza di ogni materiale e del processo: lo smalto colorato sugli oggetti in ceramica si comporta in modo diverso rispetto agli alberi di legno immersi nella tintura colorata. Ci piace sempre mantenere una certa libertà e lasciare spazio alla sorpresa.

Quali sono i valori che perseguite con il vostro lavoro?

In primo luogo, cerchiamo di introdurre nuove idee, nuovi principi, qualcosa che possa ispirare i nostri utenti e che sollevi domande. Molto spesso siamo alla ricerca di un “occhio da bambino”, quel primo sguardo che potrebbe farti fermare e chiedere cos’è? Come è stato fatto? Come funziona? Anche un dettaglio all’interno di un progetto può racchiudere questa meraviglia.

Utilizziamo nel nostro studio Stack, una cassettiera pensata per Established&Sons, ogni volta che c’è un nuovo visitatore nel nostro studio genera un momento di curiosità e spesso la necessità di provare a spostare un cassetto, lo stesso per la Engrain Collection che solleva spesso la domanda su come sia fatta.

Colore e giocosità sono elementi ricorrenti nei vostri progetti e in un certo senso anche il vostro tratto distintivo. Dipende da un metodo di progettazione, dal gusto personale o da qualcos’altro?

La giocosità è il nostro istinto di apprendimento come esseri umani, i bambini imparano e comprendono il mondo che li circonda mentre giocano. Noi come designer studiamo nuove possibilità e potenzialità mentre giochiamo. Ci sono molti parallelismi in altre professioni, ad esempio nella scienza sotto forma di esperimento di laboratorio in cui provi nuove teorie. Di fatto non cerchiamo di imporre un aspetto “giocoso” ai nostri progetti, è probabilmente un risultato genuino del nostro approccio e i colori ne fanno parte. A volte sentiamo di avere un grande appetito per i colori e queste ricche combinazioni ci rendono felici. Anche quando la maggior parte della collezione ha tonalità smorzate, è sempre importante per noi abbinarla a colori accesi, come i ricami dei tappeti Backstitch disegnati per Gan o la collezione Tape Tiles disegnata per Mutina.

Come sono nate le collaborazioni con Gan e Vitra e in che modo coniugate il vostro approccio sperimentale alla loro storia aziendale?

Con Gan tutto è iniziato quando ci siamo resi conto che c’è una forte cultura del ricamo nel marchio poiché impiegano e supportano un gruppo di ricamatrici in India. Mapi, direttrice del design di Gan, ci ha detto che se loro hanno più progetti di ricamo, significa che possono fornire più lavoro alle donne in India. Così abbiamo iniziato a esplorare il ricamo e ci siamo innamorati del retro del ricamo a mano. Abbiamo tradotto la “parte disordinata” e sviluppato un’intera collezione che ricorda il “retro” del ricamo. La collaborazione con Vitra è iniziata in seguito alla nostra mostra “Spina di pesce” nel garage San Remo Cinque Vie nel 2016. Abbiamo dimostrato che immergendo il legno in diversi strati di tintura è possibile creare bellissimi motivi e abbiamo invitato il visitatore a unirsi a noi. Abbiamo portato questo concetto nel loft Vitrahaus, dove abbiamo allestito l’interno di una famiglia creativa che fa lo stesso nella vasca da bagno… così puoi trovare molti oggetti immersi nello spazio: cuscini, decorazioni in legno ecc… Dopo la presentazione Vitra ha deciso di consentire alle persone di acquistarlo e ha aggiunto alla propria collezione anche vasi di ceramica che hanno fatto allo stesso modo, immergendoli nello smalto.

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